EVIDENZE SCIENTIFICHE
TECAR nella cura dell’IPP
Urologia. 2013 Apr-Jun;80(2):148-53.
[TECAR therapy for Peyronie’s disease: a phase-one prospective study. Great evidence in patients with erectile dysfunction].
Pavone C1, Castrianni D, Romeo S, Napoli E, Usala M, Gambino G, Scaturro D, Letizia Mauro G.
Abstract
Our phase-one prospective study wants to evaluate the safety and tolerability of TECAR therapy in the treatment of Peyronie’s disease. From June 2011 to September 2012 we enrolled 70 patients. Each patient had been previously subjected to andrological examination, to a questionnaire for the evaluation of IPP and ED, and the SF-36 (V1) for the evaluation of the general state of health. The evaluation of pain was made using the VAS scale of pain. Every patient was subjected to TECAR treatment of the fibrotic plaque (both in resistive mode and in capacitive mode) for a total of three sessions carried out on consecutive days. We recorded a good compliance by patients; none of them reported side effects. Pain was decreased by the technique in 80% of the cases.The whole sample completed the study. Surprisingly enough those patients who complained also of erectile dysfunction, reported an improvement in sexual potency.
IPP
In questo lavoro rappresentiamo l’esperienza clinica sull’uso del Verapamil mediante ionoforesi.
In tale ottica e con tali limiti si inserisce la nostra esperienza terapeutica farmacologica con “Verapamil” alla quale però la messa a punto di una nuova tecnologia miniaturizzata (Jonomed) per la parte fisica del trattamento, ha conferito rinnovato slancio e prospettive, consentendone l’effettiva attuazione intensiva perché divenuta domiciliare, personalizzata ed estremamente maneggevole.
MATERIALI E METODO
Sono stati trattati n.15 pazienti tutti affetti da IPP, con una età compresa fra 44 e 67 anni; nessuno di questi pazienti era stato sottoposto a precedenti terapie.
N.8 pazienti pazienti accusavano un associato disturbo dell’erezione.
In n.8 casi su 15 era presente dolore in fase di erezione.
Tutti i pazienti, prima del trattamento, sono stati sottoposti al seguente studio: anamnesi, E.O., Rigiscan notturno, ecografia peniena dinamica, doppler penieno dinamico.
I diametri della placca variano da 2 mm a 23 mm.
In n.7 casi su 15 era presente una calcificazione nel contrasto della placca d’induratio.
II grado di incurvamento penieno, quando presente, variava da 10 a 80 gradi.
A tutti i pazienti è stato proposto il seguente trattamento: Ionoforesi giornaliera per 6 giorni alla settimana e per 6 mesi con il farmaco Verapamil in dose 5 mg per via Ionoforesi con elettrodi posizionati ai lati del pene (farmaco sul polo positivo + una corrente di 4 milliA, per 20’).
II follow up minimo è stato di 6 mesi.
Tutti i pazienti hanno eseguito ecografia peniena dinamica di controllo al termine dei 6 mesi di trattamento.
RISULTATI E CONCLUSIONI
I risultati raggiunti sono i seguenti: scomparsa del dolore associato all’erezione entro la prima settimana di terapia riduzione dell’incurvamento, miglioramento delle performances sessuali, riduzione di volume della placca, riduzione volumetrica variabile dal 30% all’82% (media 56,3%).
Non si è verificato alcun effetto collaterale tranne 2 casi di piccole ustioni verificatesi durante i primi giorni di uso dell’apparecchio ionoforetico.
I risultati ottenuti con la ionoforesi ci sembrano interessanti.
Materiali e Metodi
II Verapamil è un calcioantagonista al quale studi recenti hanno riconosciuto la proprietà di inibire la sintesi, da parte dei fibroblasti, di macromolecole quali il collagene, per disattivazione della prolina.
II farmaco consentirebbe quindi una terapia nell’ottica etiopatogenetica prevalente del morbo che appare inquadrabile proprio nell’ambito delle collagenopatie.
II protocollo per la terapia fisica domiciliare prevede:
– Verapamil 5 mg jonoforesi giornaliera con il farmaco (1 fiala 5 mg.) sul polo positivo per 20’/4mA(Jonomed)per 6 mesi.
– Lioton mille o pomate tipo voltaren ecc. con ultrasuoni (1MHz) (Androsonic)
– Extender Simplex per esercitare una trazione sul pene, mediante un sistema binario (stretching modulato).
Terapia fisica d’associazione ambulatoriale : laser (5KHz) + ultrasuoni (1MHz) in unica emissione (Laser Sonic) bisettimanale;
CRITERI DI INCLUSIONE
– Malattia all’esordio
– Presenza di dolore
– Incurvamento lieve
– Placche non calcificate
CRITERI DI ESCLUSIONE
– ECG con alterazione del ritmo (blocchi a-v bradicardia) ipotensione
Un’ottima compliance è stata dimostrata dai n.48 pazienti nei 6 mesi di trattamento e con un follow-up attivato (jonoforesi bisettimanale) di altri sei mesi.
Non si sono avuti effetti collaterali o complicanze.
I risultati positivi sui classici parametri : dolore, incurvamento e placca, sono stati più precoci rispetto alla nostra pregressa esperienza con Orgoteina, probabilmente per l’effetto favorevole della semierezione che fa seguito all’infusione del preparato rendendo più vulnerabile la placca e per la jonoforesi intensiva oggi davvero possibile per tutti.
CISTITI INTERSTIZIALI

CODICE:
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ETA’ DI ESORDIO:
INCIDENZA:
MEDICO CERTIFICATORE:
MALGIERI G.le – NUZZI F.sca – PECORARO C.
S.C. :
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RIASSUNTO
La sindrome della vescica dolorosa, o cistite interstiziale (CI), è caratterizzata da dolore pelvico secondario al riempimento della vescica, pollachiuria con una frequenza minzionale superiore alle otto urinazioni al giorno e due urinazioni durante la notte, lesioni cistoscopiche (petecchie, ulcera di Hunner) individuate con l’idrodistensione della vescica e/o anomalie istologiche come gli infiltrati infiammatori con cellule mononucleate e granulazione tissutale, in assenza di infezioni o altre patologie. La prevalenza è tra 10 e 510 per 100.000 abitanti ed è più alta nei paesi nordici. Il rapporto maschio-femmina è 1:9. I segni clinici principali sono il dolore e la pollachiuria. Il dolore è di solito pelvico, può anche interessare il perineo, la vagina, lo scroto e l’uretra. Il dolore è più intenso quando la vescica è piena e si attenua dopo la minzione. La malattia si associa a fibromialgia. La pollachiuria deriva dalla necessità quasi costante di urinare che aumenta quando la vescica è piena e si attenua dopo avere urinato. I pazienti non sono incontinenti. La malattia può evolvere attraverso crisi. Sono fattori scatenanti precedenti le cistiti batteriche,gli interventi chirugici nella zona pelvica, il parto e alcuni cibi acidi. L’eziologia non è nota. L’ipotesi classica è un’alterazione della permeabilità della mucosa della vescica alle componenti dell’urina, ma sono state proposte possibili origini infettive, ormonali, vascolari, neurologiche o secondarie a un trauma o a una patologia immunitaria. La diagnosi viene fatta per esclusione. La radioterapia, la chemioterapia, l’immunoterapia (ciclofosfamide) e gli anti-infiammatori sono presi in considerazione solo dopo avere esaminato la storia clinica dei pazienti. La diagnosi deve escludere i diverticoli sottouretrali, l’endometriosi, la candidiasi vaginale, l’infezione da herpes o da papilloma virus, il cancro della cervice, dell’utero e dell’ovaio e l’adenoma o il cancro della prostata. Alcuni test diagnostici accurati escludono altre diagnosi differenziali (cistite batterica, prostatite, malattie sessualmente trasmesse, tubercolosi urinaria, cancro o adenoma alla prostata, residui postminzionali). L’esame urodinamico esclude una dissinergia neurologica vescica-sfintere e un’iperattività del detrusore. L’urografia intravenosa o la TAC escludono calcoli nell’uretra pelvica. La cistoscopia esclude invece un tumore o calcoli vescicali. Alcuni dati suggeriscono la diagnosi. La cistomanometria rivela il bisogno di urinare spesso, precocemente e in maniera dolorosa (quando la vescica contiene meno di 300 cc). La cistoscopia di base è normale ma l’esame citoscopico della mucosa della vescica dopo distensione, mediante soluzioni saline fisiologiche, rivela una petecchia e glomerulazioni multiple. La biopsia della mucosa della vescica mostra i segni dell’infiammazione o dell’infiltrazione dei mastociti. La terapia è sintomatica. L’idrodistensione della vescica, un utile test diagnostico, può avere effetti benefici a breve termine. Sono disponibili tre terapie efficaci: cimetidina (per os), instillazione intravescicale di dimetilsulfossido (DMSO) e amitriptilina (per os). Altre possibili terapie sono il pentosan polisolfato sodico (per os), l’instillazione intravescicale di eparina, l’acido ialuronico (Cystistat®), le neurotossine (resiniferatossina o capsaicina), la modificazione della dieta (eliminazione dei cibi acidi), la neuromodulazione sacrale, la stimolazione elettrica del nervo tibiale posteriore, l’iniezione della tossina botulinica nel detrusore, la fisioterapia, l’ossigenoterapia iperbarica, la somministrazione di ciclosporina A, la magnetoterapia, ecc. Il trattamento chirurgico (cistectomia più o meno completa ed enterocistoplastica con ampliamento o sostituzione) è necessario solo in rari casi e dopo attente considerazioni di carattere multidisciplinare. L’evoluzione non è nota e la risposta alla terapia non è valutabile.